Tassi di interesse ed ETF obbligazionario

Come si comporta un ETF obbligazionario di fronte d un rialzo dei tassi di interesse? E come poter sfruttare le strette monetarie nel nostro portafoglio? Proviamo a dare qualche risposta.

Nel mese di ottobre l’inflazione negli USA ha toccato quota 6.2%, il dato più alto dal 1990 ad oggi. La transitorietà del rialzo dei prezzi sembra sempre più difficile da sostenere e da più parti aumenta la pressione sulla banca centrale USA per un intervento sui tassi di interesse. Al di qua dell’oceano, nell’Eurozona, la Germania ha superato il 4% di inflazione, e cifre ben superiori al target di medio termine della BCE si riscontrano anche nella altre principali economie del blocco. Un rialzo dei tassi da parte delle principali banche centrali mondiali sembra oramai nell’ordine delle cose ed i mercati, anticipando come loro solito, iniziano ad incorporare questo nuovo scenario nei prezzi di azioni ed obbligazioni.

Cosa significa un aumento dei tassi di interesse per un ETF obbligazionario? E quali strategie si possono adottare per “sfruttare” questa nuova situazione sui mercati finanziari? Sono domande che si sentono sempre più spesso. Per rispondere occorre prima di tutto avere ben chiare due regole “auree”.

  • Quando i tassi di interesse salgono, i prezzi delle obbligazioni a tasso fisso scendono.
  • In presenza di un rialzo dei tassi di interesse i titoli obbligazionari con scadenze più lontane nel tempo subiscono una variazione di prezzo maggiore rispetto a quelli con scadenze più brevi.

Da queste due regole discendono due prime importanti informazioni su come si comportano gli ETF obbligazionari di fronte ad una stretta monetaria (ossia un rialzo dei tassi di interesse): il loro prezzo scende e scende in maniera più consistente se la scadenza media del loro sottostante è di lungo periodo.

Il comportamento conseguente sarà quello di virare verso scadenze a breve termine, sulle obbligazioni inflation linked e sull’obbligazionario a tasso variabile. Si tratta di una mossa difensiva che mira a limitare gli effetti, comunque negativi, di un rialzo dei tassi di interesse sul comparto obbligazionario. Per provare a sfruttare un rialzo dei tassi di interesse in maniera più convincente, infatti, si possono seguire altre strade:

Puntare su settori azionari positivamente correlati con i rendimenti dei titoli di stato. Esistono ETF che hanno come sottostante indici riferiti a settori o gruppi di società caratterizzate da una correlazione positiva con il rialzo dei tassi di interesse. Ad esempio il settore finanziario, dell’energia o dei materiali. Un indice statunitense utilizzato in questo senso, il Nasdaq U.S. Large Cap Equities for Rising Rates Index, tiene in conto della correlazione tra azioni large cap usa e rendimento del Treasury a 10 anni.

Aggiungere posizioni in oro e materie prime. Il rialzo dei tassi di interesse è la mossa che le banche centrali pongono in atto per rallentare il rialzo dell’inflazione. In questo senso un investimento in materie prime e nel real estate può permettere di sfruttare il rialzo dei prezzi nella prima fase della politica monetaria restrittiva, mentre l’oro viene sempre più considerato all’aumentare degli interventi dell’autorità monetaria (più rialzi aumentano il rischio di raffreddare la crescita economica e di invertire il ciclo).

Scommettere sull’apprezzamento della valuta. E’ una mossa complicata e non sempre lineare e per questo la citiamo per ultima. La teoria ci dice che un rialzo dei tassi di interesse porta con sé una rivalutazione della moneta locale. Questo è particolarmente vero se il rialzo dei tassi non è del tutto atteso dai mercati e se la situazione di finanza pubblica del paese non desta preoccupazioni.

Illustrazione di Geralt