Anche sull’obbligazionario si può investire con il metodo multifattoriale?

Il metodo multifattoriale sta rapidamente conquistando gli investitori. Un approccio all’investimento basato su diversificazione e selezione che statisticamente sta portando buoni risultati. Anche sull’obbligazionario si può investire con il metodo multifattoriale?

Abbiamo già visto in un precedente post che “investire utilizzando criteri fattoriali significa selezionare le attività finanziarie nelle quali impegnare i propri soldi utilizzando come strumento di giudizio alcuni fattori economico-finanziari. Nel campo azionario, i sei fattori più noti sono: value, size, momentum, low volatility, yeld e quality. Ognuno di questi fattori mira a selezionare titoli che possano fare meglio rispetto alla media di mercato (meglio in termini di rendimento o di minor volatilità)”.

Nel campo delle azioni l’utilizzo dei fattori ha oramai una letteratura piuttosto corposa ed alla fase di studio si è velocemente passati ad una fase produttiva con l’introduzione di molti ETF “smart beta” basati proprio su questi concetti. Più lungo è stato il percorso che ha portato a studiare la possibile applicazione dei fattori di rischio sul mercato obbligazionario.

Il metodo multifattoriale lavora sul “rischio sistemico, quello legato al mercato(l’altro, quello idiosincratico, legato al singolo strumento, si controlla solo con la diversificazione). Il mercato obbligazionario, in questo senso, pare potersi prestare meglio all’applicazione di un metodo multifattoriale. Questo perchè sul mercato delle obbligazionio il rischio sistemico è di molto superiore rispetto al rischio idiosincratico. I prezzi delle obbligazioni dipendono generalmente dall’andamento dei tassi di interesse e dal rischio di credito, fattori esterni al singolo strumento.

Fino ad ora le uniche due “leve” con cui aggiustare il rischio complessivo di un portafoglio obbligazionario erano la duration (ossia gli anni necessari per ritornare dell’investimento effettuato) ed il merito creditizio (identificato con il rating).

Da qualche anno si è iniziato a studiare l’introduzione dei sei fattori di rischio ulitizzati nel settore azionario per selezionare anche i titoli obbligazionari. Value, size, momentum, low volatility, yeld e quality possono dare opportunità di sovrapermance rispetto al mercato di riferimento?

Per prima cosa è stato necessario ricalibrare i fattori sulle specificità degli strumenti obbligazionari. Ecco in sintesi cosa valuta ogni singolo fattore:

Value: Yield to maturity (rendimento a scadenza), yield to worst (una sorta di rendimento minimo), option adjusted spread (un calcolo sullo spread tra rendimento del titolo e rendimento free-risk),z-spread.

Size: ammontare del prestito

Momentum: variazioni di prezzo su diversi orizzonti temporali

Volatilità: oscillazione del rendimento a scadenza o dello spread (di rendimento e di duration)

Quality: indici fondamentali dell’emittente con particolare riguardo alla struttura finanziaria (cash flow, leverage, probabilità di default)

Yeld: cedole e rendimenti

Gli studi effettuati selezionando titoli in base ai criteri sopra sinteticamente esposti hanno mostrato risultati incoraggianti. Si è visto ad esempio che la selezione per momentum è significativa per i titoli sovranazionali. Size, volatility e quality sono stati studiati sull’obbligazionario corporate americano.

Gli studi continuano e sul mercato sono già presenti alcuni strumenti che applicato un criterio di selezione fattoriale. Powershares e Wisdom Tree hanno già attivato etf su high yeld e corporate bond attualmente quotati a New York.